Le conseguenze che insegnano: il problem solving

Le conseguenze che insegnano: il problem solving

Tra le strategie educative genitoriali volte a far capire che un bambino ha sbagliato o ha commesso una azione dannosa per lui o per gli altri, troviamo spesso diversi tipi di rimprovero, punizioni, conseguenze

Ma quali sono le strategie veramente efficaci? Cosa aiuta realmente i bambini a ragionare, a modificare i comportamenti scorretti?

Brene Brown, professoressa e ricercatrice all’univerisità di Houston, ha trascorso gli ultimi 12 anni a studiare gli effetti dei rimproveri, della vergogna, del senso di colpa, e della vulnerabilità nei bambini. Afferma: “La vergogna, la colpa, la mancanza di rispetto, il tradimento, il rifiuto dell’affetto, danneggiano reciprocamente le radici da cui l’amore cresce”. Incrementare nel bambino l’idea che “lui è un bambino cattivo” non aiuta a produrre consapevolezza per le azioni sbagliate che ha commesso.

“La vergogna corrode la stessa parte di noi che crede che siamo in grado di cambiare”

Alcune tipologie di rimprovero possono funzionare, ma a seconda di ciò che diciamo, del tono che usiamo, quale costo sopraggiunge per l’autostima del bambino?

Le conseguenze di una punizione servono solo per insegnare a un bambino la strada giusta da percorrere, non per farlo vergognare di ciò che lui è, o ha fatto, o ha detto. Vediamo dunque quali sono le conseguenze che insegnano con il metodo del problem solving.

 

PRINCIPI ALLA BASE DEL PROBLEM SOLVING

  1. Quando rimproveriamo, ricordiamoci l’obiettivo. L’obiettivo che si vuole raggiungere con il rimprovero o la punizione è importante perché influenzerà le parole scelte e il tono di voce che si usa quando si esprime la conseguenza. Se il nostro intento è quello di punire, sarà più difficile per il bambino capire dove ha sbagliato. Se il nostro intento è quello di insegnare, ci sarà maggiore empatia nel dare la conseguenza. L’empatia ha un potere auto-calmante, calma il cervello, rimuove la minaccia, e permette ad un bambino di assumersi la responsabilità per il suo comportamento dannoso.
  2. Lasciamo accadere le “conseguenze naturali” degli eventi, se si verificano. Spesso cerchiamo di salvare il nostro bambino dalle conseguenze naturali delle sue azioni scorrette o complichiamo le conseguenze con l’aggiunta di ulteriori punizioni su di lui. Ad esempio se nostro figlio ha lasciato il suo giocattolo rotto nel vialetto e inizia a piangere, pur di non sentirlo piangere più pensiamo sia utile comprargli immediatamente un nuovo giocattolo. Oppure alcuni pensano che sia utile dare una punizione aggiuntiva perché ha rotto il giocattolo, così impara a non romperlo più. L’aggiunta di una pena accessoria comporterebbe un ulteriore escalation di proteste, lamentele e reazioni comportamentali di rifiuto da parte del bambino. La conseguenza naturale di ciò che è successo, al contrario, è semplice: “ora il tuo giocattolo è rotto”. E questo è un buon insegnamento.
  3. Le conseguenze dovrebbero essere correlate a ciò che il bambino ha commesso. Ad esempio se il bambino colpisce il fratello, e come conseguenza non vede la televisione o gli si tolgono i suoi videogiochi per un periodo di tempo, questo non gli insegna cosa deve fare quando si arrabbia o quando fa male a qualcun altro. La logica conseguenza sarebbe quella di aiutare il bambino a riflettere su ciò che ha fatto, aiutarlo a pensare a un modo per riparare il rapporto con il fratello (parlare con lui di quali erano le sue intenzioni reali,…) e poi aiutarlo a riflettere sui modi per gestire la sua frustrazione o rabbia in alcune situazioni. Questo per far si che il bambino disponga di strumenti utili per impedirgli di colpire ancora e di comunicare in modo efficace la sua rabbia, nervosismo, fastidio (ad es. impariamo a fare dei respiri profondi se ci stiamo arrabbiando, battiamo le mani quando la rabbia sta salendo su, comunichiamo a chi abbiamo di fronte che in questo momento ci stiamo proprio arrabbiando, ecc…).
  4. Cercare soluzioni. Il metodo del Problem Solving è ottimo per insegnare ai bambini come essere e diventare responsabili. Più coinvolti sono nel processo, più i bambini imparano. Insegnare ai bambini il problem solving aiuta relmente a riparare le crepe nei rapporti affettivi. Si tratta di una importante competenza di vita. Cerchiamo di imparare questo metodo atraverso l’esercizio e la pratica quotidiana.

Il Problem solving è una metodologia usata per risolvere i conflitti in modo che non ci siano né vincitori né vinti, cosicché nuovi processi di risoluzione dei problemi possano far evolvere le relazioni e favorire lo sviluppo di modi creativi per migliorare le situazioni e i rapporti interpersonali.

 

I PASSI DEL PROBLEM SOLVING

Ecco come usare il problem solving in alcuni passi.

 

1) Prima Fase: individuare il problema (il conflitto)

Es. “Abbiamo un problema qui, e mi chiedo come potremmo risolverlo insieme”. “Che problemi abbiamo? Che cosa si potrebbe cambiare per fare le cose al meglio? Di quali regole abbiamo bisogno? Quali strategie potremmo utilizzare per migliorare questa situazione?”

 

2) Seconda Fase: proporre possibili soluzioni

Dopo aver individuato il problema, è possibile proporre reciprocamente delle soluzioni, senza valutare subito se vanno bene o meno. Es. «Quali possono essere delle possibili soluzioni a questo problema? Vediamo quante idee riusciamo a trovare» (si può anche scrivere ogni soluzione).

 

3) Terza Fase: valutare le varie soluzioni

Es. «Adesso è arrivato il momento di trovare quali di queste soluzioni ci piacciono e quali non ci piacciono. Hai delle delle preferenze? Che ne pensi di questa idea?» Cancellare qualsiasi soluzione, che riceva una valutazione negativa. Utilizzare i messaggi in prima persona per dichiarare i nostri sentimenti al riguardo «non posso accettare questa idea perché…». Incoraggiare il bambino a difendere le proprie proposte, senza andare di fretta. Se il bambino non ha ancora parlato, incoraggiarlo: «Non mi sembra di aver sentito la tua opinione e sono curiosa di sapere cosa ne pensi…»

 

4) Quarta Fase: Individuare la soluzione migliore

Non si deve fare una votazione o estrarre a caso (produce sempre vincenti e perdenti), si deve auspicare al consenso reciproco. Chiedere: «Se mettessimo in pratica questa idea, che cosa pensi potrebbe accadere?» «Saremo sodisfatti?» «Pensi che in questo modo potremmo risolvere il nostro problema?» «Dove potremmo aver sbagliato?» «Io vorrei provare questa soluzione, cosa ne pensi?» Scrivere le soluzioni concordate.

 

5) Quinta Fase: stabilire in che modo attuare la soluzione scelta

Spesso si può generare frustrazione, nel pensare che le soluzioni scelte non riescono ad essere messe in pratica. Questo accade quando non si definisce o non si riesce a determinare chi, quando, e che cosa fare nella specifica situazione-problema individuata.«Di cosa abbiamo bisogno per mettere in atto la nostra decisione? Chi se ne prende la responsabilità e da quando?» Usiamo modelli di riferimento espliciti, ad es. «Cosa si intende per usare un tono di voce normale per chiedere le cose?»

 

IL METODO DEL PROBLEM SOLVING E’ UNA TECNICA DI COMUNICAZIONE EFFICACE

Imparare ad applicare le tecniche della comunicazione efficace in tutti i rapporti, ci aiuta a far si che la maggior parte dei più comuni conflitti possano essere evitati. Inoltre attraverso il problem solving potremo più facilmente soddisfare le nostre esigenze e allo stesso tempo costruire dei rapporti migliori con il bambino e con gli altri.

Non ci scoraggiamo se all’inizio facciamo fatica ad usare questi metodi, con la pratica e l’esercizio costante diventeranno naturali e sempre più efficaci se applicati quotidianamente.

Gli errori sono opportunità per apprendere. Assicurarsi che l’autostima del bambino sia ripristinata a seguito di un evento spiacevole e che comprenda che gli errori sono opportunità per apprendere; una cattiva decisione presa dal bambino che porta a conseguenze dannose per lui o per gli altri, non significa che “lui è un bambino cattivo”, occorre ricordarlo. Attraverso l’empatia e l’amore comunicare la fiducia nelle sue potenzialità, lasciando l’errore nel passato.