La Dislessia

La Dislessia

CHE COSA E’ LA DISLESSIA?

La maggior parte dei bambini a scuola impara piuttosto velocemente a leggere in modo accurato. Ma non per tutti è così. Alcuni bambini manifestano delle difficoltà significative che determinano una vita scolastica impegnativa (Cornoldi, Carretti, 2016).

La Dislessia evolutiva è un Disturbo Specifico di Apprendimento dell’abilità di lettura. Le persone con Dislessia faticano a leggere in modo accurato e rapido le parole contenute in un testo scritto. Come indicato dalla Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (2010) la Dislessia rientra tra i Disturbi Specifici di Apprendimento chiamati con l’acronimo “DSA”.

L’art. 2 della Legge n. 170 dell’8 Ottobre del 2010 definisce la Dislessia: “un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura”.

La Dislessia è un disturbo neurobiologico che si presenta in persone con intelligenza nella norma, in assenza di deficit neurologici o sensoriali, visivi o uditivi. Il livello raggiunto nella lettura, come misurato da test appositi, è al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica, alla valutazione dell’intelligenza e all’istruzione scolastica ricevuta.

In particolare, da un punto di vista clinico, la Dislessia si caratterizza per una minore velocità e/o accuratezza della lettura. Cosa vuol dire? Lettura più lenta, stentata, poco fluente, con la presenza di possibili errori.

LA DIAGNOSI DI DISLESSIA

La DislessiaLa diagnosi di dislessia può essere redatta alla fine della seconda classe della scuola primaria. Tuttavia una valutazione precoce nella scuola dell’infanzia, permette di intervenire tempestivamente per ridurre l’intensità delle difficoltà e prevenire le problematiche emotive, spesso correlate.

Secondo l’American Psychiatric Association (APA, DSM – 5, 2014), la diagnosi clinica di Dislessia deve basarsi su più fattori: sulla storia medica, educativa e familiare, dello sviluppo, dell’apprendimento del bambino. Occorre inoltre tenere conto dell’impatto che le difficoltà nell’apprendimento della lettura hanno sul rendimento scolastico, sul funzionamento lavorativo e sociale del soggetto.

La diagnosi di dislessia può essere effettuata dal Servizio Sanitario Nazionale, da strutture accreditate o da specialisti privati, nella more del rilascio della certificazione da parte delle strutture pubbliche.

L’EZIOLOGIA E IL DECORSO DELLA DISLESSIA

Per eziologia intendiamo lo studio delle cause che determinano certi disturbi o difficoltà. In particolare possiamo affermare che l’eziologia della Dislessia rimane, ad oggi, ancora poco conosciuta. Alcune ricerche sono a favore di un’origine genetica del disturbo, con associati fattori di rischio ambientale. Per tale ragione si parla di “familiarità” della Dislessia. La familiarità si manifesta con la presenza di Dislessia in uno o entrambi i genitori, in fratelli o parenti stretti. I risultati degli studi sui gemelli omozigoti indicano l’importanza dei fattori genetici, sebbene, questi da soli, non siano in grado di spiegare completamente l’insorgenza del disturbo (Cornoldi e Carretti, 2016).

Ciò che si può osservare è che la Dislessia permane nel tempo ed è molto più resistente all’intervento. La persistenza è definita come un ristretto progresso nell’apprendimento, difficoltà nello stare al passo con i compagni di classe, nonostante la messa a disposizione di aiuti extrascolastici a casa e a scuola.

Negli adulti una difficoltà persistente si riferisce a difficoltà continuative nel leggere e scrivere durante l’infanzia o l’adolescenza, come indicato dalle pagelle scolastiche, dalla documentazione delle attività valutate o da precedenti valutazioni psicodiagnostiche (APA, DSM – 5, 2014). Leggi per approfondire la pagina in cui parlo della dislessia negli adulti.

Il decorso della dislessia è variabile perché dipende da tanti fattori. In parte dalle interazioni tra i compiti richiesti dall’ambiente, dalla gravità o meno del disturbo, dalle sue abilità di funzionamento e risorse cognitive. In parte anche dalla comorbidità, ovvero la co-presenza di altre difficoltà/disturbi associati e dai sistemi di sostegno o di intervento disponibili (APA, DSM -5, 2014).

INDICATORI DI RISCHIO E DIFFICOLTÁ TIPICHE ASSOCIATE ALLA DISLESSIA

Fin dalla scuola dell’infanzia è possibile osservare dei ritardi o deficit del linguaggio, difficoltà con le rime o con il conteggio, difficoltà ad imparare alcune sequenze come le filastrocche, le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno. Si osservano difficoltà a leggere l’orologio, confusione nei rapporti spaziali e temporali, come destra/sinistra, ieri/domani; difficoltà a riconoscere le singole lettere che compongono anche il proprio nome, difficoltà ad imparare e riconoscere la corrispondenza grafema-fonema (ad esempio la lettera b ha il suono /b/), nel suddividere le parole in sillabe e nel riconoscere i suoni iniziali o finali delle parole. Si possono inoltre osservare difficoltà nelle abilità fini motorie, come usare correttamente forbici, posate, ritagliare con le forbici, allacciarsi le scarpe, abbottonare/sbottonare il grembiule, e così via (APA, DSM – 5, 2014). In classe il bambino può manifestare rifiuto ad impegnarsi nelle attività scolastiche presentate.

La DislessiaNella scuola primaria il bambino mostra lentezza nell’acquisizione della lettura e scrittura. Ha marcate difficoltà nell’apprendimento della corrispondenza del suono e del segno grafico. La lettura, acquisita lentamente, è stentata, imprecisa, scarsamente automatizzata, con alcuni errori tipici ricorrenti, che si presentano a lungo ed in modo non occasionale. A ciò si può aggiungere difficoltà nella comprensione del testo. Il rendimento scolastico risulta al di sotto della media per l’età cronologica e la classe frequentata.

Durante il processo di apprendimento della lingua scritta si può osservare il perdere frequentemente il segno o la riga, la tendenza a leggere la stessa parola in modi diversi nel medesimo brano, il non rispetto delle pause di punteggiatura, scarsa prosodia, difficoltà a copiare dalla lavagna, nel leggere la notazione musicale, simboli matematici e numerici. Negli adolescenti e negli adulti si rileva di frequente l’evitamento delle attività che richiedono la lettura.

Altre caratteristiche cliniche possono riguardare, in alcuni casi, la difficoltà nel regolare l’attenzione e la concentrazione in compiti di lettura, difficoltà di memoria di lavoro verbale, con associata perdita di motivazione e interesse verso la scuola. Durante la lettura un dislessico, affaticandosi di più degli altri, ha bisogno di molta concentrazione, che richiede un maggiore dispendio delle risorse attentive.

Nelle persone con Dislessia si riscontra bassa autostima e autoefficacia percepita in compiti di apprendimento, che producono a loro volta un progressivo peggioramento delle performance scolastiche e la paura o il rifiuto di leggere ad alta voce di fronte ad altri (Searcy, 1988; Wong, 1996).

I comportamenti riferibili a “scarsa motivazione” o bassa autostima in compiti di lettura possono essere considerati in parte una conseguenza diretta delle difficoltà oggettive causate dal disturbo. La maggior parte delle difficoltà descritte non sempre comprese e tenute in considerazione da parte degli adulti di riferimento.

COSA FARE IN CASO DI SOSPETTA DISLESSIA?

Le abilità di apprendimento possono essere valutate con dei test standardizzati somministrati individualmente riferiti a criteri normativi nazionali. Tali strumenti testistici per la valutazione della Dislessia sono suddivisi per età cronologica e fascia di scolarità. I test vengono somministrati al bambino in più incontri di valutazione da parte dello specialista.

A seguito della valutazione è rilasciata una relazione clinica con la diagnosi e l’indicazione di un progetto di intervento e di potenziamento più funzionale per il bambino e la sua famiglia.

Se hai il sospetto che tuo figlio possa essere dislessico richiedi una consulenza specialistica su appuntamento chiamando al numero: 349 1854383. In alternativa scrivi una email per richiedere maggiori informazioni sul percorso da seguire per identificare segnali di rischio o difficoltà del tuo bambino a: info@odipa.it

COME LEGGE UN BAMBINO CON UNA DISLESSIA GRAVE?

Di seguito un estratto del video documentario che ho girato per sensibilizzare e far conoscere la dislessia. In questo video ti racconto la storia di Paolo.

Paolo è un bambino che frequenta la quarta classe della scuola elementare. Legge molto lentamente e in classe fa molta fatica ad apprendere come i suoi compagni. Da un pò di tempo a questa parte molti dei suoi pari lo escludono dalle attività di gioco e dai momenti di scambio e interazione. Lo prendono in giro e lo chiamano “lumaca“.

Paolo è convinto che è colpa sua se non ce la fa a leggere come gli altri. Ma grazie ad un percorso insieme, siamo riusciti a dare un nome al suo disturbo e ad aiutarlo, passo dopo passo, ad affrontare le sue difficoltà. Perchè ciascun bambino ha diritto di essere un bambino sereno e felice.

Se vuoi vedere il video completo clicca qui 

COSA DEVE SAPERE CHI HA LA DISLESSIA?

A seguito della diagnosi, un genitore, un insegnante, uno specialista ha il compito fondamentale di informare il bambino e il ragazzo sul DSA.

Cosa è importante dire? Oltre ad una spiegazione chiara di che cosa è la dislessia e come si manifesta, occorre far capire al bambino alcuni aspetti e caratteristiche tipiche del disturbo. Vediamo insieme 10 punti chiave da tenere presenti quando si vuole parlare della dislessia ai bambini e ragazzi.

  1. Essere dislessici non significa essere stupidi, pigri, o “volutamente” lenti. La lentezza è una caratteristica neurobiologica dovuta a come il nostro cervello elabora le informazioni in entrata. Ciò vuol dire che se si ha la dislessia si ha necessità di più tempo per fare le cose, ma che tutte le cose si possono fare!
  2. Essere dislessici non significa non poter raggiungere traguardi importanti, soddisfacenti e brillanti. Posso essere dislessico e ugualmente brillare in più campi professionali diversi!Si può dunque sempre diventare ciò che si vuole essere!Occorre impegno, determinazione e tanta tanta organizzazione!
  3. Se si ha la dislessia si hanno solitamente delle difficoltà nell’affrontare i compiti pomeridiani: occorre organizzare il materiale da apprendere e conoscere degli strumenti, chiamati “compensativi” che si possono integrare nelle attività di studio che ci consentono di fare i compiti e non solo iniziarli, ma anche completarli!
  4. Ciascun compito o materiale da studiare se viene scomposto in piccole parti, in sottoargomenti o passaggi, facilita i nostri processi di apprendimento. Suddividere, semplificare, ridurre, concettualizzare in parole chiave e ascoltare i testi, diventeranno i nostri 5 super poteri per raggiungere gli obiettivi prefissati!
  5. Sia a casa e soprattutto a scuola si ha necessità di lavorare con modalità nuove che interesseranno anche il resto della classe, ad esempio attraverso l’uso di strumenti che compensano le difficoltà presenti. Ciascun compagno avrà diritto a un proprio strumento, in base a come funziona il proprio modo di apprendere.
  6. La Dislessia è molto più frequente di ciò che si pensa. Ci sono tanti bambini, ragazzi e persone adulte con la dislessia che nascono con questa caratteristica e imparano a conoscerla e ad affrontarla.
  7. Molte persone con dislessia tendono facilmente a distrarsi e a far fatica a mantenere la concentrazione sulle loro attività. Tuttavia se l’ambiente di studio e di lavoro viene organizzato al meglio per controllare le distrazioni e vengono garantite delle brevi pause, si può ugualmente riuscire ad affrontare tutto in serenità.
  8. Molte persone non conoscono la dislessia e tendono a considerare “diverso” chi ha queste difficoltà. A volte ci sono dei compagni di classe o altre persone che possono prendere in giro chi ha la dislessia. C’è chi prova a divertirsi a prendersela con chi fa più fatica o a lasciarlo da solo nei momenti in cui ci si dovrebbe divertire insieme. Inoltre si tende a sentire dentro di se delle emozioni spiacevoli, come la tristezza, l’ansia, la paura, la rabbia, la solitudine, il senso di colpa, se si fanno tanti errori. Queste emozioni sono normali, ma bisogna imparare a riconoscerle e a saperle gestire, per stare bene con noi stessi e gli altri.
  9. Chi ha la dislessia ha spesso difficoltà a ricordare un grande numero di informazioni. Così, per aiutare la propria memoria ad essere più efficiente, si possono utilizzare delle mappe concettuali, dei promemoria visivi, o ascoltare un testo scritto spezzandolo in piccole parti, invece che leggerlo tutto fino alla fine.
  10. La Dislessia fa parte della persona fin dalla nascita, come il colore degli occhi o della pelle. Non definisce chi sei o chi vorrai essere e diventare!Tutto è possibile se credi e hai fiducia in te!