PERCORSI PER I GENITORI: IL PARENT TRAINING

IL DIFFICILE MESTIERE DEI GENITORI

Studio ODIPA - Obiettivo Diagnosi e Intervento per l'Apprendimento


 
Il compito dei genitori è donare due cose ai figli:
le radici e le ali.

Proverbio del Quèbec

Parent Training - Dott.ssa Simona Rattà, Psicologa Roma, Studio OdipaCome vivi la tua genitorialità? Come un “percorso” o come un “traguardo”?

Nella mia pratica clinica quando pongo questa domanda alcuni genitori mi riferiscono che vivono il “mestiere del genitore” come un percorso non facile, complesso e impegnativo. Altri come un traguardo arricchente, soddisfacente e stimolante.

Poi ci sono le mamme e i papà che mi dicono si, è difficile, ma tra alti e bassi, non è poi così impossibile.

Prendendo come riferimento il processo di crescita e sviluppo di un bambino possiamo affermare che in ciascuna famiglia così come nasce e cresce un figlio, nasce e cresce un genitore.

Il genitore prepara il bambino alla vita che verrà. Nello stesso modo, il bambino prepara una mamma e un papà a non smettere di imparare e di apprendere. I genitori sono sottoposti ad un impegno costante, messi alla prova in situazioni complesse, pronti a sperimentare diverse strategie educative e relazionali.

L’apprendimento dell’essere e del divenire genitore è fatto di nuove conoscenze, nuovi atteggiamenti, nuovi sguardi, di nuove disponibilità ad ascoltarsi e parlarsi, che richiedono una messa in gioco ad ogni scambio. Davanti agli occhi del bambino ci si sente investiti di un ruolo importante, tanto entusiasmante quanto a volte preoccupante. Si diventa la guida di riferimento, che sostiene, educa, incoraggia, affianca il bambino a scalare la montagna della vita.

Nella mente di ciascun genitore scattano pensieri e timori automatici: “Riuscirò a farcela? Sono un bravo o cattivo genitore?”

Ad un certo punto del percorso si manifesta un bisogno funzionale alla crescita genitoriale:

  • porre maggiore attenzione alle dinamiche relazionali familiari
  • riconoscere la qualità degli scambi affettivi, i significati ed i valori attraverso cui è costruita la relazione con i propri figli.

Gli studiosi sono concordi nel sostenere che è proprio una buona qualità delle relazioni affettive alla base della promozione del benessere nel ciclo di vita, costituendo la migliore prevenzione di possibili disfunzioni relazionali o eventuali problematiche psicopatologiche.


IL PARENT TRAINING

Il Parent Training (PT) è un programma progettato per far sviluppare a voi genitori le abilità necessarie per:

  • gestire efficacemente il comportamento del bambino,
  • ridurre lo stress familiare 
  • incrementare le capacità nella soluzione dei problemi.

Le tecniche che vengono apprese nel Parent Training, grazie alla condivisione di strategie e buone prassi educative, consentono di identificare e rispondere in modo efficace ai comportamenti disfunzionali e problematici del bambino, riducendone nel tempo la comparsa.

Il focus dell’intervento viene così spostato da “esterno”, ovvero “è solo il bambino portatore di un problema da gestire”, ad “interno”, ovvero “siamo noi genitori che possiamo metterci in discussione”. Ciò consente di sviluppare una maggiore riflessione, conoscenza e consapevolezza delle dinamiche relazionali che avvengono all’interno del proprio sistema famiglia. I genitori se informati, guidati e sostenuti nell’adozione di atteggiamenti, comportamenti, modalità comunicative efficaci possono favorire, nel tempo, l’adattamento del figlio alle regole e agli stili di comportamento più appropriati.


IN CHE COSA CONSISTE IL PARENT TRAINING?

Le sessioni di Parent Training come sostegno alla genitorialità, si svolgono con un incontro a cadenza settimanale nel mio studio. Il numero totale di incontri è stabilito insieme di volta in volta sulla base delle difficoltà manifestate dal bambino nel contesto familiare e delle difficoltà nel farvi fronte.

Le attività svolte nel Parent Training sono caratterizzate da momenti di psicoeducazione, giochi di ruolo, riflessioni condivise e homework settimanali. Ogni sessione prosegue in relazione al completamento della precedente, con revisione e monitoraggio costante delle abilità e delle informazioni apprese.

Vediamo ora nello specifico, le diverse fasi del Parent Training.

 

1) Psicoeducazione

In questa prima fase del parent training si danno informazioni sulle difficoltà del bambino, così come emerse dalla valutazione psicodiagnostica effettuata precedentemente. E’ molto importante acquisire delle informazioni riguardo alle difficoltà comportamentali dei figli. In questo modo è possibile fornire una nuova cornice interpretativa e di significato a certe manifestazioni comportamentali o sintomi, considerati inaccettabili e intollerabili.

 

2) Lavorare sulle aspettative

Le aspettative si riferiscono a quei comportamenti che si vorrebbero aumentare e promuovere nel figlio. Spesso vengono confuse con le regole, oppure sono troppo elevate e poco realistiche. Aspettative troppo elevate potrebbero portare a conflitti nella relazione affettiva, determinando un impatto negativo sull'autostima del bambino.

 

3) Ridefinire le regole di comportamento

Le regole stabilite in famiglia vanno definite e condivise insieme, facendo ben capire al bambino che quando non verranno rispettate sarà applicata una conseguenza immediata. Per tale ragione nel parent training si suggerisce la definizione di un vero e proprio “contratto comportamentale” scritto, che prevede la ridefinizione di ciò che può essere tollerato o non tollerato a livello comportamentale.

 

4) Insegnare l’analisi funzionale

Si insegna ad “osservare” il comportamento del bambino e ad “osservarsi” in interazione con lui attraverso l’utilizzo dell’analisi funzionale (modello ABC). Questa tecnica induce a riflettere sulle diverse modalità comunicative e relazionali messe in atto, facilitando la comprensione delle dinamiche familiari.

 

5) Insegnare come dare comandi

I comandi devono essere chiari, coerenti, espressi in modo appropriato, sia a livello verbale che non verbale. Spesso nella mia pratica clinica mi vengono riferiti dai genitori:

  •  comandi imprecisi e vaghi (“smettila di fare il cattivo”; “sbrigati”), comandi in forma interrogativa (“hai lavato le mani?”),
  • molti comandi contemporaneamente,
  • la ripetizione più volte degli stessi comandi senza far seguire conseguenze negative immediate in caso di non collaborazione del bambino.

Così come per il bambino anche per il genitore è molto frustrante non sentirsi ascoltato o rispettato nelle sue richieste. Spesso si arriva a perdere con facilità il controllo della situazione, accendendo conflitti che, in un circolo vizioso, alimentano la rabbia, l’aggressività, la distanza e la rottura nella relazione. In questa fase impariamo pertanto come comunicare efficacemente, ad esempio come usare una voce ferma, un tono appropriato, un contatto visivo costante e così via, al fine di ridurre i momenti interattivi disfunzionali.

 

6) Lavorare sulla Comunicazione efficace

La comunicazione efficace di cui ho realizzato anche un video corso, è un insieme di tecniche e strategie comunicative utili e funzionali per favorire un miglioramento della qualità della relazione tra genitori e figli. Nel parent training si insegnano i principi base della comunicazione, come migliorare la comunicazione verbale, paraverbale, non verbale, come comunicare quando il figlio e il genitore hanno un problema, che tecniche usare per farsi ascoltare, come è possibile rimproverare in modo efficace, come comunicare quando in famiglia c'è un problema o conflitto da risolvere.

 

7) Favorire l’elogio e il rinforzo positivo

È importante non solo far seguire delle conseguenze ai comportamenti negativi, ma soprattutto rinforzare o lodare il bambino per i comportamenti positivi. Affinché i genitori stabiliscano un rapporto costruttivo con il loro bambino, occorre dunque che imparino a riconoscere i suoi punti di forza, rendendoli noti al figlio. Premi e lodi verbali sono difatti strumenti di successo per incoraggiare i comportamenti appropriati che si desidera aumentare.

 

8) Insegnare come rimproverare

Quando un bambino disobbedisce ad una richiesta, occorre che il genitore si attivi subito per far cessare quel comportamento. Inoltre deve essere in grado di identificare la gravità del comportamento messo in atto. I comportamenti problematici difatti non sono tutti uguali, possono essere lievemente, mediamente o gravemente negativi. Il rimprovero deve essere fermo e deciso, ma non è necessario urlare e gridare per rimproverare. Se i genitori gridano e urlano, anche i loro figli con più probabilità lo faranno. Nel parent training si insegna così, attraverso simulate e giochi di ruolo a controllare le proprie risposte emotive imparando a comunicare il disaccordo con messaggi comunicativi in prima persona, in modo più funzionale.

 

9) Comprendere quando dare avvertimenti e quando intervenire

II bambini devono sapere quando stanno facendo qualcosa di inappropriato. Pertanto è abbastanza accettabile che i genitori diano un avvertimento prima di passare alla conseguenza.

 

10) Apprendere strategie di punizione efficaci

Nel parent training vengono condivise delle tecniche di punizione efficace e si riflette su cosa è più opportuno fare quando il bambino ha reazioni o comportamenti violenti/distruttivi o disobbedienti.

 

11) Apprendere la tecnica della Token Economy

La Token Economy è un contratto educativo stipulato tra il bambino e il genitore basato sulle tecniche di rinforzo. Tramite l'esecuzione di determinati comportamenti, il bambino potrà ricevere in cambio dei gettoni (“token”) che potranno essere scambiati con premi, ricompense o benefici. Con il bambino viene stipulato un “contratto scritto” in cui viene stabilito cosa ci si aspetta da lui e ciò che ci si aspetta dai genitori (scambiare rinforzi –gettoni, evitare di riprendere o recriminare per comportamenti inadeguati, applicare la conseguenza per comportamento inappropriato). Questa tecnica aiuta il bambino ad imparare gradualmente ad autoregolare il proprio comportamento.

 

12) Apprendere la tecnica del Timeout

Con i bambini di età inferiore ai 10 anni, una tra le tecniche insegnate nel parent training per gestire il comportamento problematico del bambino è il timeout. Il timeout è una tecnica educativa di modifica comportamentale che implica la separazione temporanea del bambino dall’ambiente in cui si è verificato un comportamento inaccettabile, per un tempo variabile (solitamente si considera 1 minuto in relazione ad ogni anno di età). La tecnica deve essere applicata ogni volta che viene messo in atto un comportamento gravemente negativo.

 

13) Apprendere la tecnica del Problem Solving

Questa tecnica viene insegnata ai genitori per aiutarli a risolvere in modo più efficace i conflitti, prima che le situazione peggiori.

Tutte le tecniche e abilità insegnate nel parent training vengono esercitate nelle sedute attraverso la mia supervisione. Nel percorso è consigliato praticare a casa regolarmente le abilità apprese, attraverso lo svolgimento di homework indicati seduta dopo seduta.


COME INIZIARE UN PERCORSO DI PARENT TRAINING?

Compila il form dei contatti qui sotto e chiedi di iniziare il percorso di Parent training. Le sedute avverranno solo con i genitori, attraverso la piattaforma telematica di Skype, previo accordo per email del giorno e orario dell'appuntamento. Il percorso prevede solitamente tre mesi, con esercizi settimanali di allenamento per i genitori.

Attraverso il parent training molti genitori riscontrano in tempi brevi un miglioramento della comunicazione intrafamiliare e una maggiore armonia nella relazione con i propri figli.

Inoltre attraverso il parent traning ci si abitua a vedere le cose da prospettive diverse allenandosi ad assumere  nuovi comportamenti. Progressivamente si acquisisce una buona capacità di controllo delle proprie reazioni emotive, tra cui la rabbia, il senso di colpa, l’impulsività, l’ansia, l’irritazione, la preoccupazione. Per tali aspetti è possibile creare più occasioni di dialogo, confronto, collaborazione e maggiore accordo tra tutti in famiglia.



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    MA IL PARENT TRAINING È EFFICACE?

    Se il Parent Training è seguito con regolarità e costanza e, se le strategie indicate sono applicate dai genitori concretamente a casa, questo percorso produce notevoli benefici all’interno del sistema familiare. In particolare il Parent training:

    • migliora la capacità dei genitori di promuovere lo sviluppo di comportamenti positivi nei figli (Benedetto, 2005),
    • riduce i momenti di conflitto e i comportamenti ostili, provocatori del bambino,
    • diminuisce i livelli di stress familiare.

    E’ dimostrato inoltre che le abilità genitoriali acquisite nel percorso permangono anche oltre la fase del trattamento.

    In generale, dunque il Parent Training aiuta a rinforzare le capacità educative e comunicative genitoriali, ma soprattutto a far sentire i genitori adeguati e competenti. Il percorso porta il più delle volte a sperimentare il successo nella relazione con il figlio.

    Attraverso il dialogo e la condivisione con il terapeuta si creano nuove mete, che aprono la strada al cambiamento. Con stupore nel Parent Training, è possibile constatare che il cambiamento che avviene in chi percepisce, sente e interpreta in maniera diversa le situazioni e gli eventi, determina un contemporaneo cambiamento dello stato emotivo e del comportamento di tutti. La più importante richiesta nascosta di chi vive qualsiasi difficoltà è il non veder l'ora di essere riconosciuto, ascoltato e amato.

    Giorno dopo giorno, sta al genitore decidere come usare le parole, gli sguardi, i gesti per alimentare l'armonia, il dialogo e l'accordo in famiglia. Ricordando sempre che:

    "Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa

    Madre Teresa di Calcutta

    BIBLIOGRAFIA

    • Barkley, R. A. (2013), “Defiant children: A clinician’s manual for parent training”, Guilford Press, New York.
    • Benedetto, L., (2005) , “Il parent training: counseling e formazione per genitori”, Carocci editore, Roma.
    • Gordon, T., (1994), "Genitori Efficaci - Educare figli responsabili", Edizioni La Meridiana, Bari.
    • Vio, C., Marzocchi, G.M., Offredi, F., (1999), “Il bambino con deficit di attenzione/iperattività. Diagnosi psicologica e formazione dei genitori”, Erickson, Trento, 2011.